Incontro Giovani
La Parabola dei Talenti
Incontro giovani: "Uomini di talento"
«Dio non misurerà né conterà i nostri acquisti, le nostre realizzazioni. Non ci chiederà se abbiamo compiuto delle prodezze ammirate dal mondo, perché ciò non dipende da noi, ma è in parte condizionato dai talenti che abbiamo ricevuto. Vengono tenute in conto soltanto la fedeltà, l’assiduità e la carità con le quali noi avremo fatto fronte ai nostri doveri, anche se i più umili e i più ordinari».
Certi i Santi non si sono mai risparmiati, si sono messi in gioco e hanno messo in gioco i loro doni. Diceva Gandhi da qualche parte: “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.” Si riferiva particolarmente al concetto di azione che necessariamente deve seguire l'intenzione. Pensieri, sogni, progetti, ambizioni e grandi propositi, per quanto lodevoli e apprezzabili possano essere, sono destinati a disperdersi nel vento o a ristagnare in soffitta finché ad esse non seguitano le opere.
A ciascuno è stato dato il compito di non confondere il dono con un regalo. Un regalo è qualcosa che si da' e si riceve come fine a se stesso e che può essere conservato a lungo in uno scrigno qualora si tratti di un gioiello; oppure può essere prima o poi sperperato o distrutto. Il dono è qualcosa per cui rendere sempre grazie, che va certo custodito ma anche messo a disposizione degli altri, quindi coltivato, alimentato e messo a frutto. Lo Spirito Santo ci ha ricolmato di doni, più che di regali e nessuno di questi va relegato in soffitta. Soprattutto quando si tratti di carismi, potenzialità e talenti.
Ecco alcuni spunti che hanno aiutato la riflessione:
a) Quale è il punto della parabola che mi ha maggiormente colpito? Perché?
b) Nella parabola, i tre impiegati ricevono secondo le loro capacità. Quale è l'atteggiamento di ognuno di loro rispetto al dono ricevuto? Quale è la reazione del padrone? Cosa esige dai suoi impiegati?
d) Quali sono i talenti che sento di aver ricevuto? Quando li rimetto in gioco?